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Il mio metodo e approccio di cura

Mi chiamo Maurizio Speciani, e sono un medico Medico Psichiatra e Psicoterapeuta.
La Psichiatria è la specializzazione medica che si occupa della cura dei disturbi mentali. Tuttavia, non tutti sanno che il termine Psichiatria nasce dall’unione tra il termine Psiche (mente, anima) e -iatreia (cura), un significato ben più ampio della sola prescrizione farmacologica a cui, talvolta, si può erroneamente credere sia relegata la professione di Psichiatra al giorno d’oggi.
Tenendo a mente questo principio e significato, credendo nell’importanza di integrare l’evidenza scientifica nella pratica di tutti i giorni, ho sviluppato un metodo e approccio di cura in cui credo profondamente, e che qui descrivo per coloro che desiderassero svolgere un percorso insieme.
Il mio approccio si fonda su quattro punti:
1. Neurobiologia ed evidenza scientifica come fondamenta del trattamento
2. Dialogo come strumento principale di comprensione, scelta e collaborazione
3. Costruzione di un percorso di cura condiviso, insieme
4. Psicofarmacologia e Psicoterapia come strumenti di trattamento, secondo necessità
Neurobiologia ed evidenza scientifica
Negli ultimi anni, l’interesse per la Psichiatria è cresciuto esponenzialmente, e oggi il dialogo sulla salute mentale è più attuale che mai. Tuttavia, è una materia complessa alla cui base si sono ipotizzate e sovrapposte diverse interpretazioni e categorizzazioni nel corso dei secoli, da ipotesi biologiche a diagnosi psicologiche e psicoterapeutiche.
Per quanto ognuno di questi approcci abbia un proprio valore informativo, utile a comprendere e interpretare la complessità di ogni individuo, è importante integrare nella pratica clinica anche le più recenti evidenze scientifiche, e tra le più recenti in particolare quelle neurobiologiche. Infatti, la conoscenza di meccanismi neurotrasmettitoriali (serotoninergici, dopaminergici, colinergici, noradrenergici, istaminergici, glutammatergici), evoluzionistici e di sviluppo di circuiti nervosi permette di interpretare da un punto di vista innovativo – e complementare ad altri approcci psicoterapeutici – numerose condizioni cliniche, dai più semplici tratti caratteriali a patologie conclamate.
Per questo, la mia pratica clinica ha alla base un approccio neurobiologico. Questo non significa che sia necessario prescrivere farmaci, anzi. Significa che la conoscenza della neurobiologia ci aiuta a interpretare le problematiche, così da valutare gli approcci terapeutici più appropriati (con o senza farmaci). È infatti possibile agire a livello neurobiologico anche senza farmaci, con la psicoterapia, possibilità che naturalmente varia da caso a caso.
Comprendere dal punto di vista neurobiologico le difficoltà dei pazienti, fornisce un’ulteriore chiave interpretativa che si integra senza frizioni con le modalità psicoterapeutiche più diffuse, sia all’interno di percorsi terapeutici insieme, che in collaborazione con psicoterapeuti esterni.
Dialogo come strumento fondamentale
Credo che sia estremamente importante instaurare un rapporto basato sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Nel pieno rispetto della competenza e del ruolo, è fondamentale che ogni mio paziente si senta in grado di comunicare preoccupazioni, desideri, pensieri e dubbi all’interno del percorso. Fin dalla prima visita, è fondamentale costruire un contesto di cura trasparente e onesto, che si costruisce chiarendo le aspettative e le tempistiche del percorso, adattando lo stesso alle necessità individuali.
Per esempio, quando necessario introdurre un farmaco ho l’abitudine di descriverlo con attenzione, discutendone anche le possibili alternative e chiarendo le caratteristiche della mia scelta e le ragioni della mia indicazione. Se tuttavia il paziente ritenesse più appropriato un trattamento differente, all’interno della rosa di scelte che ritengo appropriate e prescrivibili in sicurezza, potremmo parlarne e comprendere le reciproche ragioni; magari perché un possibile effetto collaterale – per quanto raro – è ritenuto intollerabile, o perché viene preferito un approccio che richieda meno esami di monitoraggio.
La trasparenza nel rapporto e la serenità nel dialogo sono caratteristiche importantissime per la riuscita di un buon percorso, e vanno coltivate di colloquio in colloquio. Anche per questo, cerco di tenermi sempre il tempo necessario per dare spazio a momenti di confronto nei miei colloqui.
Costruire un percorso di cura insieme
Un percorso di cura consiste in un insieme di colloqui e contatti che – nel tempo – hanno l’obiettivo di accompagnare i pazienti a raggiungere il miglior equilibrio e benessere possibile.
Questo metodo di trattamento si contrappone alla singola consultazione, che non prevede in genere colloqui o contatti successivi, modalità di cui tipicamente non mi occupo.
Questo perché ritengo che sia fondamentale costruire un percorso insieme ai miei pazienti, in cui siano chiari gli obiettivi e le possibili strade per raggiungerli insieme. La Psichiatria è una materia complessa che necessita di tempo per trarre conclusioni, sia diagnostiche di trattamento. Infatti, la nostra psiche si confronta ogni giorno con imprevisti e gioie, e ognuno di noi riconosce in sé un universo di emozioni, pensieri e variabilità legate a tante ragioni. Inoltre, il nostro corpo metabolizza eventi, emozioni, pensieri e farmaci in modo individuale e non sempre prevedibile, per cui è importante un monitoraggio per un periodo adeguato alla difficoltà che ha portato alla visita.
Strutturo tipicamente un percorso in questo modo:
Visita della durata di circa due ore, in cui si ragiona del problema in corso, si concordano i primi obiettivi e le modalità per raggiungerli (ad esempio l’introduzione di un farmaco, l’inizio di un percorso psicoterapeutico, o entrambe le strategie). Si spiega l’orientamento diagnostico, le prospettive del percorso, la possibile frequenza degli incontri, e si sceglie se intraprendere il percorso insieme sulla base delle caratteristiche del caso. Per maggiori dettagli, ho scritto un articolo per descrivere come si svolge una prima visita psichiatrica.
Nelle prime settimane dopo la prima visita si ragiona insieme sull’orientamento diagnostico, si valuta l’efficacia dell’eventuale terapia farmacologica e se necessiti modifiche, e si inizia la prima fase dell’eventuale percorso psicoterapeutico. In questa fase si concordano inoltre contatti (in genere telefonici) tra una visita e l’altra, per monitoraggio e per fornire uno spazio di supporto e per eventuali chiarimenti.
In cui sulla base degli elementi evidenziati dalla fase precedente si agisce sulla problematica in essere e si forniscono strumenti di prevenzione per il futuro; si monitora l’efficacia della terapia farmacologica (se introdotta) e si valuta l’efficacia delle strategie psicoterapeutiche (se la psicoterapia è parte del percorso concordato). Questa fase è la più variabile, in quanto estremamente individuale. Si concordano col passare del tempo obiettivi diversi, che, una volta raggiunti, ci portano alla fase successiva. La frequenza degli incontri può variare – a seconda del tipo di percorso – da una volta a settimana a una volta al mese, ed è sempre individualizzata.
In cui a fronte di un miglioramento stabile da qualche tempo, si distanziano maggiormente i colloqui e i contatti, lasciando sempre più spazio al paziente di utilizzare le risorse sviluppate nella fase precedente in crescente autonomia, integrandole nella propria quotidianità. Occasionalmente, eventi imprevisti o significativi possono indicare un breve ritorno alla fase precedente. L’utilità di questa fase, infatti, è di essere a disposizione per eventuali imprevisti o situazioni che richiedano un supporto. Inoltre, questa è la fase in cui si ragiona insieme sull’opportunità di diminuire e, nel tempo, eventualmente interrompere la terapia farmacologica; questo dipende, naturalmente, dal singolo caso e non sempre è possibile.
In cui si sono raggiunti gli obiettivi concordati, e si è di fronte ad uno stato di stabili benessere ed equilibrio, per cui si ragiona insieme sul percorso svolto, concordandone la conclusione.
Psicofarmacologia e Psicoterapia come opportunità
Psicofarmaci e Psicoterapia sono tra i più potenti strumenti a disposizione dello Psichiatra, ma non necessariamente sono entrambi adeguati per tutti. Per questo, all’interno di un percorso di cura, si ragionerà insieme sulle caratteristiche di un percorso individualizzato e adatto alle caratteristiche della persona. Secondo l’evidenza scientifica e a seconda del quadro, le terapie farmacologiche possono essere efficaci, così come la psicoterapia, e per questo ritengo sempre importante ragionare sul tipo di percorso.
Dei farmaci sarà importante comprendere effetti terapeutici, ma anche collaterali e i loro effetti, l’eventuale necessità di monitoraggi, e con che tempistica si potrà ragionare di una diminuzione o interruzione concordata – se possibile e sempre a seconda del singolo caso.
Della psicoterapia sarà importante comprendere la necessità di regolarità nei colloqui, dell’impegno e del significato di un percorso che vada ad esplorare numerosi aspetti della propria vita. Non è raro che l’utilizzo di entrambi i trattamenti sia la strategia migliore dal punto di vista della prognosi, ma bisogna sempre valutarne insieme l’appropriatezza.
Questo significa che nelle prime fasi del percorso – in genere già dalla prima visita, sarà fondamentale concordare insieme la più adeguata modalità di trattamento, in base alle caratteristiche della persona, ai desideri, agli impegni e alla disponibilità. È quindi sempre importante esplorare insieme pro e contro di ogni strategia, in modo da mettere sempre il paziente al centro, in condizione di poter scegliere con tranquillità, consapevolezza, e aspettative chiare rispetto al percorso stesso rispetto alla propria salute.
Dott. Maurizio Speciani