Schizofrenia e psicosi

Schizofrenia

La Schizofrenia è una patologia psichiatrica grave ma trattabile che rientra nel gruppo delle psicosi. È caratterizzata da deliri, allucinazioni ed eloquio disorganizzato. Si associano a questi sintomi, inoltre, alterazioni del comportamento, che è spesso disorganizzato o catatonico. Infine, possono essere presenti sintomi negativi, un gruppo di sintomi in cui si riscontra la diminuzione di una caratteristica della persona, per esempio diminuita espressione delle emozioni o scarsa motivazione. La Schizofrenia porta anche a una diminuzione del funzionamento nella vita di tutti i giorni.
Nel corso della vita meno dell’1% delle persone può sviluppare la Schizofrenia, emerge tipicamente in giovane età, quasi sempre prima dei 30 anni. È una patologia cronica. Infatti, si parla di Schizofrenia solo quando questi sintomi durano da almeno 6 mesi, questo perché non tutte le persone che presentano sintomi come questi hanno (o svilupperanno) la Schizofrenia.
Possono esserci riacutizzazioni nel tempo, per questo è sempre raccomandato svolgere un percorso di cura.
Il trattamento della Schizofrenia è principalmente farmacologico, con farmaci della classe degli antipsicotici. Possono inoltre essere d’aiuto trattamenti non farmacologici in aggiunta.

Altri disturbi, come il Disturbo Delirante e il Disturbo Schizoaffettivo, rientrano nel gruppo delle psicosi perché condividono alcune caratteristiche con la Schizofrenia.

Vediamo ora in modo più approfondito le caratteristiche della Schizofrenia e delle psicosi.

Sinonimi

Dementia praecox: precedente nome della diagnosi di Schizofrenia, non più in uso da tempo.

Caratteristiche della Schizofrenia e delle psicosi

Introduzione

I sintomi principali della Schizofrenia sono i deliri, che sono delle convinzioni errate che non possono essere modificate, e le allucinazioni, che sono delle percezioni di qualcosa che non esiste e che possono coinvolgere uno dei nostri sensi, come la vista, l’udito o il tatto. Per esempio, un delirio può essere l’idea che una persona ci stia guardando anche se non possiamo vederla. Un’allucinazione, invece, può essere sentire delle voci che ci dicono qualcosa, oppure vedere una persona che nessun altro può vedere.

Un altro sintomo è tipicamente l’eloquio disorganizzato. La persona, per esempio, parla di argomenti slegati uno dopo l’altro, in un discorso poco coerente. Anche il comportamento si altera e può diventare disorganizzato per esempio con agitazione, o può diventare catatonico, che è un quadro clinico caratterizzato da reazioni agli stimoli diminuite o alterate (per esempio non dire una parola, assumere posizioni particolari, essere agitati anche senza stimoli).

Tutti questi sintomi rientrano tra i sintomi positivi, cioè sintomi che non erano presenti prima della malattia. I sintomi negativi, invece, sono sintomi in cui c’è una perdita di una capacità che era presente prima della malattia. Per esempio diminuzione della capacità di esprimere emozioni, mancanza di interesse nelle attività con ritiro sociale, povertà dell’eloquio. Infine, possono presentarsi anche sintomi cognitivi, con compromissione di capacità come memoria, attenzione e pensiero astratto.

Tipicamente i pazienti, soprattutto nelle riacutizzazioni, hanno poca consapevolezza di malattia e non comprendono pienamente il mondo che li circonda. Per una diagnosi di Schizofrenia, i sintomi devono essere presenti per almeno sei mesi. La cronicità della malattia e la limitata consapevolezza portano a una diminuzione importante della capacità di funzionare nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, non tutti questi sintomi sono costantemente presenti nel corso della malattia, alcuni possono prevalere e altri possono diminuire di intensità.

Disturbo Schizoaffettivo

È un disturbo che condivide alcune caratteristiche con la Schizofrenia, e altre con i disturbi dell’umore (Disturbo Bipolare e Depressione). I pazienti presentano sintomi tipici della Schizofrenia. Tuttavia, nello stesso periodo, sono anche presenti per una parte del tempo sintomi di un Episodio Depressivo (tipico della Depressione e del Disturbo Bipolare) oppure di un Episodio Maniacale (tipico del Disturbo Bipolare). La storia clinica, in cui sono presenti episodi depressivi o maniacali, permette di distinguerlo in Disturbo Schizoaffettivo di tipo depressivo e in Disturbo Schizoaffettivo di tipo bipolare. Per esempio, un paziente può avere deliri e allucinazioni per alcune settimane e, all’interno di quelle settimane, per un periodo più breve anche sintomi depressivi importanti.

Altri disturbi psicotici

Tra le psicosi abbiamo parlato di Schizofrenia, una patologia in cui quei sintomi devono presentarsi per almeno sei mesi. Cosa succede, però, quando i sintomi sono presenti ma durano da meno di quei sei mesi? Esistono due diagnosi che vengono fatte nel frattempo: Disturbo Psicotico Breve, quando il disturbo dura da meno di un mese e in cui non sono necessari per la diagnosi anche i sintomi negativi, e Disturbo Schizofreniforme, quando il disturbo dura da più di un mese ma da meno di sei mesi. Queste diagnosi sono necessarie perché non tutti i disturbi psicotici evolvono in Schizofrenia.

Il Disturbo Delirante, invece, è un disturbo psichiatrico in cui sono presenti deliri ma che tipicamente non ha altri sintomi della Schizofrenia, come le allucinazioni. Inoltre, il funzionamento è in buona parte conservato, quindi il delirio ha un impatto solo su alcune aree della vita della persona. Il problema di questo disturbo è che non sempre arriva all’attenzione dei medici, e le conseguenze del delirio a lungo termine possono essere poco prevedibili.

Cause e fattori di rischio della Schizofrenia

Vi è una componente genetica nel rischio di sviluppare la Schizofrenia, visto che la presenza di malattia in un parente vicino aumenta il rischio di svilupparla. Allo stesso tempo, la genetica è solo uno dei fattori che porta allo sviluppo della malattia, visto che anche nei gemelli si sviluppa solo in una porzione dei casi. Come fattori di rischio sono stati ipotizzati alcuni geni legati alla trasmissione nervosa con dopamina, serotonina, noradrenalina e glutammato, e alterazioni nel funzionamento di fattori come BDNF e NGF, che sono coinvolti nella maturazione dei neuroni.

Anche fattori ambientali, come un’infezione influenzale nel corso della prima parte della gravidanza, complicazioni alla nascita o un’età paterna più anziana potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la malattia, ma i dati non sono conclusivi a riguardo.

Neurobiologia della Schizofrenia

Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede l’ipotesi di un’alterazione nello sviluppo nervoso come possibile causa dei sintomi. L’ipotesi è che questa maturazione disfunzionale dei neuroni porti a una alterazione della produzione di dopamina, diminuita in certe aree del cervello (che potrebbe causare i sintomi negativi) e aumentata in altre (causando i sintomi positivi). Sembra che questo processo sia regolato da sostanze come GABA e glutammato, che sono prodotte da neuroni che potrebbero essere coinvolti nello sviluppo della malattia. Infine, sono state anche correlate alla malattia alterazioni della struttura del cervello, come maggiori dimensioni dei ventricoli cerebrali.

Epidemiologia e prognosi

La Schizofrenia può svilupparsi, nel corso della vita, in meno dell’1% delle persone. Si manifesta tipicamente nei maschi in tarda adolescenza e giovane età adulta, nelle donne alcuni anni più tardi. È comunque raro che si sviluppi dopo i 40 anni.

La prima fase della malattia è la fase prodromica, in cui prevalgono i sintomi negativi come l’isolamento sociale. Successivamente c’è la fase acuta, in cui si evidenziano i sintomi positivi. In genere è in questa fase che vengono riconosciuti, guardando indietro, i sintomi negativi e viene fatta la diagnosi. In seguito all’episodio acuto c’è una ripresa, tuttavia la ripresa spesso non è completa e col tempo possono esserci ulteriori ricadute. Per la maggior parte dei pazienti, dopo ogni ricaduta la ripresa è sempre meno completa, che significa che il funzionamento non torna ai livelli precedenti e c’è sempre più bisogno di supporto. Poi, nel tempo, i sintomi positivi tendono a diminuire ma i negativi tendono a permanere, questa fase è chiamata fase residua. Tuttavia, non tutti i pazienti peggiorano significativamente nel corso del tempo. Infatti, alcuni fattori come ad esempio una buona rete di supporto, un buon funzionamento precedente o un’età di insorgenza più avanzata, possono indicare una migliore prognosi.

Disturbi con cui si può confondere la Schizofrenia

  • Disturbo Bipolare con tratti psicotici: disturbo in cui prevale il Disturbo Bipolare rispetto ai sintomi psicotici.
  • Depressione con tratti psicotici: disturbo in cui prevale la Depressione rispetto ai sintomi psicotici.
  • Disturbo Schizoaffettivo: disturbo in cui prevalgono i sintomi psicotici, ma in alcuni periodi possono presentarsi episodi dell’umore.
  • Disturbo Ossessivo Compulsivo: disturbo in cui le ossessioni possono assomigliare a un delirio nei casi in cui non c’è consapevolezza.
  • Autismo (Disturbo dello spettro autistico): in cui alcuni sintomi possono ricordare i sintomi negativi.
  • Disturbo psicotico indotto da sostanze-farmaci: alcuni farmaci e sostanze d’abuso possono causare sintomi psicotici.
  • Condizioni mediche non psichiatriche: alcune patologie mediche possono causare sintomi psicotici.

Trattamento della Schizofrenia

Il trattamento della Schizofrenia è medico e principalmente farmacologico, con farmaci della classe degli antipsicotici. Sono anche disponibili approcci non farmacologici che possono essere d’aiuto in aggiunta ai farmaci, come alcune psicoterapie e il Social Skills Training.

I farmaci antipsicotici con indicazione per la Schizofrenia si dividono in antipsicotici di prima generazione, come l’Aloperidolo, e antipsicotici di seconda generazione, come Olanzapina, Aripiprazolo e Risperidone. Ogni farmaco ha un profilo di effetti terapeutici e collaterali differente, e viene scelto dal medico sulla base di elementi come le caratteristiche della malattia, età e comorbidità del paziente.

I farmaci antipsicotici di prima generazione hanno tra gli effetti collaterali un maggiore rischio di sintomi extrapiramidali (alterazioni che colpiscono il movimento, come distonia, acatisia e discinesia tardiva). I farmaci antipsicotici di seconda generazione hanno minore rischio di sintomi extrapiramidali, ma hanno tipicamente un maggiore rischio di effetti sul metabolismo e sul peso. Tuttavia, non tutti i farmaci antipsicotici di seconda generazione hanno significativi effetti sul metabolismo e sul peso, e alcuni effetti collaterali possono dipendere dal dosaggio o dalla durata del trattamento. Inoltre, visto che non sempre i farmaci vengono assunti con la giusta regolarità, soprattutto nelle fasi acute, sono anche disponibili formulazioni iniettabili ad azione prolungata. Per tutti questi motivi è fondamentale il trattamento medico. La scelta del farmaco deve essere concordata il più possibile col curante, soprattutto nella fase di mantenimento, così da poter svolgere regolari monitoraggi.

A causa della complessità del trattamento della Schizofrenia, è disponibile un articolo a parte per la terapia della Schizofrenia.

Comprendere la Schizofrenia

Per comprendere meglio la Schizofrenia, è importante ragionare sulle nostre percezioni. La nostra comprensione del mondo, e di noi stessi all’interno del mondo, dipende da come lo comprendiamo. Ogni giorno correliamo eventi, pensieri ed emozioni nostre e altrui, così da ordinare i nostri pensieri, scegliere le azioni che riteniamo più giuste, scegliere come passare il tempo, le nostre priorità e così via. Nella Schizofrenia, invece, le percezioni dei sensi non sono corrette. L’interpretazione di eventi, di parole e del linguaggio non verbale non è corretta. E il pensiero, che cerca di fare ordine in tutto questo, è disorganizzato e incoerente.

Perciò, in alcuni casi i pazienti riferiscono eventi di ogni genere a loro stessi, interpretando l’evento come una conferma del delirio. In altri, come quando il delirio è meno strutturato, elementi di ogni tipo possono aggiungersi al delirio, portando di conseguenza ad una maggiore disorganizzazione del pensiero. In certi casi prevale la paranoia, con il pensiero di essere perseguitati da persone o entità non sempre ben delineate. Altre volte, prevale la disorganizzazione, e il delirio non è ben definito. In altri casi, prevalgono i sintomi negativi. È perciò importante ricordare che, anche se le fondamenta della malattia possono essere simili, si tratta di una patologia molto diversa in ogni paziente, che perciò necessita di un trattamento medico specialistico individualizzato e di un supporto strutturato.

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