Il Disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è un disturbo psichiatrico importante, moderatamente diffuso ma trattabile. È caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri che si presentano senza controllo causando ansia o fastidio, un esempio è il pensiero costante di potersi ammalare. Le compulsioni sono, invece, comportamenti fatti in risposta all’ossessione per diminuirne le sensazioni negative, per esempio lavarsi le mani in modo da non ammalarsi. In altri casi vi è il timore che se non venisse completata la compulsione, avverrebbe un evento fortemente negativo ai pazienti o a persone a loro care. I pazienti sono spesso molto consapevoli del fatto che questi timori sono irrazionali ed eccessivi ma, non riuscendo a sopportare le continue sensazioni negative, finiscono per cedere alla compulsione.
Il Disturbo ossessivo compulsivo è abbastanza diffuso. Nel corso della vita fino al 3% delle persone può svilupparlo, emergendo in genere in età giovane adulta. Può insorgere a seguito di un evento stressante, come ad esempio un lutto, e soprattutto in assenza di trattamento può diventare cronico.
Per il trattamento del Disturbo ossessivo compulsivo sono disponibili terapie non farmacologiche, come le psicoterapie, e terapie farmacologiche, tipicamente con farmaci della classe degli SSRI. Il trattamento è tipicamente ambulatoriale. È opportuno discutere col medico quali siano le opportunità terapeutiche più appropriate, sulla base delle caratteristiche del disturbo e delle preferenze del paziente.
Vediamo ora di approfondire le caratteristiche del Disturbo ossessivo compulsivo.
Indice
- Sinonimi
- Caratteristiche del Disturbo ossessivo compulsivo
- Cause e fattori di rischio del Disturbo ossessivo compulsivo
- Neurobiologia del Disturbo ossessivo compulsivo
- Epidemiologia e prognosi
- Disturbi con cui si può confondere il Disturbo ossessivo compulsivo
- Trattamento del Disturbo ossessivo compulsivo
- Comprendere il Disturbo ossessivo compulsivo
Sinonimi
Disturbo ossessivo-compulsivo: sui libri di testo è tipicamente scritto col tratto d’unione
DOC: acronimo di uso più frequente
OCD: altro acronimo usato comunemente, di derivazione dall’inglese
Caratteristiche del Disturbo ossessivo compulsivo
I sintomi principali del Disturbo ossessivo compulsivo sono le ossessioni e le compulsioni, sintomi che nel corso della malattia occupano molto tempo nella giornata dei pazienti, in genere almeno un’ora al giorno.
Tra i temi più comuni delle ossessioni troviamo la contaminazione (per esempio da germi), dubbi patologici (come incertezze continue), ossessioni sul corpo, sulla ricerca di simmetria nelle cose ma possono anche essere con temi aggressivi o di natura sessuale. Tra i temi più comuni delle compulsioni troviamo, invece, il controllo (ad esempio, per calmare un dubbio continuo), la pulizia (per il timore di germi), il bisogno di contare (ad esempio doverlo fare un certo numero di volte) e il dover ordinare le cose (in risposta al bisogno di simmetria). In genere, comunque, sono presenti diverse ossessioni e diverse compulsioni allo stesso tempo.
La presenza di queste ossessioni e compulsioni crea forte disagio e influenza in modo negativo la vita dei pazienti, che possono passare ore ogni giorno in queste attività nonostante l’intenso desiderio di non provare più questi pensieri. Infine, questi comportamenti ritualistici possono anche causare problemi fisici, come ad esempio irritazioni alla pelle per i frequenti lavaggi. In considerazione dell’aumentato rischio suicidario in pazienti col disturbo, è sempre raccomandata una valutazione medica.
Cause e fattori di rischio del Disturbo ossessivo compulsivo
Sia fattori genetici che fattori ambientali e psicosociali sembrano avere un ruolo nello sviluppo del disturbo. È possibile che sia un disturbo almeno in parte ereditario, visto che i parenti di pazienti col disturbo hanno un maggior rischio di svilupparlo. In particolare, alcune forme di recettori per neurotrasmettitori come serotonina e dopamina sono state correlate ad un aumentato rischio del disturbo. Inoltre, è stato ipotizzato un ruolo del sistema immunitario e di processi infiammatori nello sviluppo del disturbo. Infine, fattori stressanti come un lutto, una gravidanza o un evento traumatico possono scatenare i sintomi, o comunque indurre un progressivo peggioramento di sintomi inizialmente lievi.
Una chiave di lettura particolarmente interessante interpreta il disturbo come, almeno in parte, qualcosa di appreso. È esperienza comune a tutti noi l’occasionale presenza di pensieri che non vorremmo e che portano a sensazioni negative, come l’ansia che nasce dalla preoccupazione per un esame o dal pensiero ricorrente di una scadenza sul lavoro ogni giorno più vicina. Tuttavia, nel Disturbo ossessivo compulsivo un altro elemento, che di suo non causerebbe sensazioni negative (e per questo viene detto neutrale), inizia a causarle essendosi associato erroneamente a quelle sensazioni.
Quindi, nel tentativo di fermare questi pensieri, che ora causano ansia e timore, viene trovata un’azione che riesce a dare un po’ di sollievo. Quindi, questa sensazione di sollievo ormai scoperta si ripete e si ripete, fino a diventare la modalità più utilizzata per diminuire l’ansia. Tuttavia, non riuscire a fermare il circolo vizioso che si è formato provoca ansia e sofferenza. Queste ulteriori sensazioni negative possono quindi associarsi ad altri elementi neutrali, e il ciclo riparte.
Neurobiologia del Disturbo ossessivo compulsivo
Alterazioni di neurotrasmettitori in alcune aree del cervello sono state associate al disturbo, in particolare di serotonina. Meno chiaro è il ruolo della noradrenalina. Inoltre, alcuni studi hanno rilevato alterazioni nell’attività di aree cerebrali coinvolte nei processi decisionali, come il lobo frontale e i nuclei della base.
Epidemiologia e prognosi
Nel corso della vita, il Disturbo ossessivo compulsivo può colpire fino al 2-3% delle persone. Emerge in genere in età giovane adulta, intorno ai 20 anni, e solo raramente dopo i 35 anni. Colpisce con frequenza simile il genere maschile e femminile. Nonostante la maggioranza dei pazienti presenti buona consapevolezza, molti non chiedono aiuto specialistico per anni per la vergogna di un problema che percepiscono come irrazionale.
Se il disturbo non viene trattato può cronicizzare, con un miglioramento spontaneo dei sintomi solo in una parte dei casi. Con il trattamento, invece, la probabilità di cronicizzare diminuisce e nella maggior parte dei casi si evidenzia un miglioramento.
Disturbi con cui si può confondere il Disturbo ossessivo compulsivo
- Preoccupazione normale: esperienza normale, senza i tratti di gravità del Disturbo ossessivo compulsivo.
- Disturbo d’ansia generalizzato: in cui le preoccupazioni che causano ansia, per quanto eccessive per intensità, riguardano problematiche concrete e reali.
- Fobie specifiche: disturbi d’ansia in cui i timori sono circoscritti e limitati a specifici elementi che devono essere evitati, senza compulsioni.
- Ansia sociale: in cui il timore è circoscritto a contesti sociali e al possibile giudizio altrui.
- Disturbi alimentari: in cui le preoccupazioni sono particolarmente legate al cibo, al peso e alle forme del corpo.
- Schizofrenia e psicosi: in cui sono presenti allucinazioni, deliri e altre caratteristiche tipiche delle psicosi.
- Disturbo ossessivo compulsivo di personalità: in cui le preoccupazioni non sono percepite come intrusive o inappropriate come le ossessioni, ma sono parte di un insieme di comportamenti maladattativi di perfezionismo e rigidità.
- Disturbo ossessivo compulsivo indotto da farmaci e sostanze di abuso: alcuni farmaci e alcune sostanze di abuso possono indurre sintomi del disturbo.
- Condizioni mediche non psichiatriche: alcune patologie mediche possono causare sintomi ossessivo compulsivi.
Trattamento del Disturbo ossessivo compulsivo
Il trattamento del Disturbo ossessivo compulsivo è distinto in trattamento non farmacologico, con psicoterapia, e trattamento farmacologico, in genere con farmaci della classe degli SSRI. Il medico concorda coi pazienti, in considerazione della severità del caso e delle caratteristiche della malattia, la terapia più appropriata.
Trattamento non farmacologico
Per quanto riguarda il trattamento non farmacologico, la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) ha evidenze a suo supporto. In particolare, una sua applicazione che prende il nome di Esposizione con Prevenzione della Risposta (dall’inglese Exposure Response Prevention, ERP) è una strategia terapeutica con ottime evidenze di risultati. Questa modalità di trattamento cerca di guidare i pazienti nell’affrontare in modo crescente le ossessioni, accompagnandoli passo dopo passo nel processo in modo da evitare di cedere alle compulsioni. È, tuttavia, sempre importante ricordare come sia fondamentale individualizzare il trattamento nella ricerca di modalità psicoterapeutiche più adatte alle caratteristiche dei singoli pazienti. L’obiettivo del trattamento è di portare nel tempo all’interruzione dell’automatismo delle ossessioni e delle compulsioni.
Trattamento farmacologico
Invece, per quanto riguarda il trattamento farmacologico, diversi SSRI sono approvati per il trattamento del Disturbo ossessivo compulsivo dell’adulto, in particolare Fluoxetina, Fluvoxamina, Paroxetina e Sertralina. La scelta del principio attivo viene concordata tra medico e paziente tenendo in considerazione le caratteristiche del disturbo, le preferenze del paziente e la presenza di eventuali altre patologie. Questi farmaci, che vengono utilizzati anche per il trattamento della depressione, sono tipicamente ben tollerati. Tuttavia, in considerazione del fatto che per il trattamento del Disturbo ossessivo compulsivo sono spesso necessari dosaggi più elevati che nei disturbi depressivi, è molto importante un monitoraggio medico regolare. Inoltre, è spesso raccomandata l’associazione di psicoterapia e farmaci.
In caso di malattia resistente al trattamento, le linee guida indicano altri farmaci con buone evidenze per il trattamento del disturbo, pur non essendo approvati, come lo switch ad altri farmaci antidepressivi o l’aggiunta di alcuni tra i farmaci della classe degli antipsicotici atipici. In caso di malattia molto resistente, dopo numerosi tentativi terapeutici non riusciti, possono essere considerate strategie di intervento locale, come ad esempio la stimolazione magnetica transcranica (rTMS).
Comprendere il Disturbo ossessivo compulsivo
Il Disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo che viene spesso vissuto in silenzio e per lungo tempo. Un elemento importante da ricordare è che le patologie psichiatriche, spesso, non sono che un eccesso di tratti che tutti noi condividiamo. Un’ipotesi è che il DOC consista in un eccesso di processi di evitamento del rischio, attraverso il tentativo di tenere tutto sotto controllo. Tutti noi cerchiamo di evitare, nella nostra vita, elementi rischiosi. Tuttavia, certe volte, possiamo esserne sopraffatti, portando all’eccesso alcuni meccanismi psicologici di protezione. Con un trattamento specialistico, tuttavia, è possibile ritrovare l’equilibrio.
All’interno di un un percorso di cura psichiatrico e psicoterapeutico, possono essere fatti alcuni passi importanti che possono aumentare la consapevolezza di malattia, elemento importantissimo che permette di agire più efficacemente sul disturbo.
Un primo passo importante è di comprendere il meccanismo di insorgenza del disturbo, che è la base di un trattamento che non ha solo l’obiettivo di curare la malattia, ma di rendere la nostra vita più stabile e serena a lungo termine. Ad esempio, può essere utile approfondire le modalità di insorgenza, i fattori stressanti e l’evoluzione della malattia.
Un altro elemento importante è comprenderne le modalità di mantenimento. Per esempio, è frequente nell’esperienza clinica notare un aumento di frequenza e intensità dei pensieri ossessivi quando nella vita di pazienti con DOC emergono fattori stressanti aggiuntivi. Infatti, il pensiero ossessivo può arrivare a diventare una modalità per scaricare la tensione accumulata, che si mantiene in quanto a seguito dell’ossessione c’è sempre un metodo, la compulsione, che riesce a farci sentire meglio, anche se solo per un po’. Comprendere il circolo vizioso della malattia può aiutarci ad interromperlo.
Infine, dalla comprensione di questi elementi si può ragionare per identificare quali fattori, quali scelte e quali elementi della nostra vita influenzino maggiormente il disturbo, così da lavorare su di essi e trovare un nuovo equilibrio, più stabile e maturo che ci accompagni a lungo termine.