Una domanda che mi capita di sentire spesso è: “Dottore, può prescrivermi qualcosa per…?“. Questo perché spesso viene chiesto al medico di prescrivere un farmaco per risolvere un sintomo specifico che crea disagio, in particolare al primo incontro. Tuttavia in medicina, e soprattutto in psichiatria, i sintomi sono spesso parte di una patologia più ampia che ha bisogno di tempo per essere trattata in modo corretto. Inoltre, “spegnere” un sintomo senza trattare la malattia rischia sul lungo termine di portare ad altre problematiche, come la cronicizzazione del disturbo che lo causa o la dipendenza dal farmaco stesso. Ma non sempre c’è coscienza di questi rischi, e questo può causare incomprensioni per via delle differenze tra le aspettative e la realtà, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche necessarie per un buon trattamento. Queste difficoltà possono rendere più complicato svolgere un percorso di cura efficace, che nella mia esperienza deve avere alcune caratteristiche.
Vediamo quindi quali sono le caratteristiche da tenere a mente per svolgere un buon percorso di cura, così da agire sulla malattia e non solo sul sintomo.
Indice
Si deve comprendere la malattia, da entrambe le parti
Ogni malattia psichiatrica ha delle caratteristiche tipiche, ma nel suo modo di essere vissuta è unica perché il contesto e la storia personale sono diversi per oguno di noi. Questo significa che da un lato il medico deve ascoltare le preoccupazioni e le particolarità del paziente per comprendere i problemi più pressanti, ma allo stesso tempo il paziente stesso deve ascoltare i dati e l’esperienza del medico per capire come stare meglio. Per esempio, il medico dovrà ascoltare il paziente per comprendere le particolarità di un disturbo ansioso così da suggerire una buona terapia al bisogno per il primo periodo, allo stesso tempo il paziente dovrà lavorare su sé stesso (per esempio iniziando parallelamente un percorso di psicoterapia) per comprendersi meglio e agire sui possibili elementi ambientali, personali e relazionali che influenzano la malattia.
Si deve prescrivere per curare, e non per spegnere il sintomo
L’obiettivo a lungo termine di un trattamento medico efficace è di curare la malattia. In psichiatria, come in ogni branca della medicina, non sempre questo è possibile. Tuttavia, c’è differenza tra un trattamento per trattare la patologia e un trattamento per trattare il sintomo. Per esempio, in un disturbo depressivo con ansia, la causa dell’ansia è il disturbo depressivo e concentrarsi solo sul trattamento dell’ansia stessa (per esempio, come a volte accade, con un trattamento inappropriato solo con benzodiazepine) rischia di causare problemi a lungo termine, senza agire sulla patologia di fondo.
Questo perché spegnere il sintomo, per quanto faccia stare meglio nel breve termine, sul lungo termine va a creare una mentalità in cui la cura viene unicamente dall’esterno.
Si deve essere pazienti
Alcune branche della medicina possono dare risultati in pochi minuti, ore o giorni, basti pensare alla chirurgia. La psichiatria, purtroppo, è una branca che necessita di più tempo per ottenere risultati. Per la maggior parte delle patologie psichiatriche, perciò, è irrealistico pensare di presentarsi alla prima visita e di uscire avendo risolto il problema. Servono spesso più visite anche solo per trovare la terapia psicofarmacologica più corretta. Inoltre, per diverse patologie psichiatriche la prognosi migliora molto quando si associa psicoterapia, che richiede tempo. Perciò, è importante dare il tempo al trattamento di dare i suoi effetti.
Si deve sentirsi parte di un percorso
In relazione al punto precedente, è più facile essere pazienti se si sa dove si sta andando. Un percorso di cura psichiatrico è per prima cosa, come dice il nome, un percorso. È quindi caratterizzato da bivi, da una lunghezza non sempre prevedibile ma sicuramente ipotizzabile, e può richiedere tempo e fatica. Tuttavia, buoni risultati possono arrivare ben prima della fine del percorso. Infine, è sempre possibile che ci siano momenti più difficili. Per quanto complesso soprattutto nei momenti più intensi, questi vanno riconosciuti come opportunità di crescita e per correggere il tiro, che sia con un farmaco più appropriato o riconoscendo un fattore stressante che va prioritizzato nel trattamento. Se ci si comprende meglio e si comprende meglio la malattia, nessun momento di difficoltà è davvero un passo indietro.
Si deve parlare apertamente
Come conseguenza di tutti i punti discussi, questo è il più importante da applicare: è fondamentale costruire un dialogo aperto e onesto da entrambe le parti. Comunicare apertamente permette di comprendere la malattia e di farsi comprendere. Permette di capire il razionale di una terapia che magari non agisce immediatamente, ma che porta a buoni risultati dopo qualche settimana. Permette di condividere aspettative e obiettivi, concordando i prossimi passi. E soprattutto, permette di comprendersi meglio.
Conclusioni
In conclusione, parlando apertamente tra medico e paziente diventa più facile comprendere la malattia e il percorso più appropriato da percorrere. Dialogando apertamente diventa più facile sviluppare delle aspettative realistiche e riconoscere i risultati ottenuti passo dopo passo, preparandosi ai possibili momenti di maggiore difficoltà. E ricordiamo sempre, da entrambe le parti, l’importanza di una buona alleanza terapeutica.