Lo psichiatra è un medico specialista in psichiatria, che è quella branca della medicina che si occupa della mente e della salute mentale. In quanto medico può valutare il paziente nella sua completezza da un punto di vista fisico quanto mentale, può praticare psicoterapia e può prescrivere farmaci (se sono indicati, e quindi non in tutti i casi). È diverso dallo psicologo, che è invece laureato in psicologia, e ha una formazione completamente diversa. Lo psichiatra, tuttavia, per formarsi deve completare un percorso piuttosto lungo. Infatti, il percorso per diventare psichiatra è il più lungo tra tutte le figure che lavorano nella salute mentale.
Vediamo quindi come diventare medico psichiatra.
Indice
Laurea in Medicina e Chirurgia
Test di ammissione a medicina
Terminato il liceo, ci si deve iscrivere al corso di Medicina e Chirurgia in un’università. Come in gran parte dell’Europa, in Italia si tratta di un corso della durata prevista di sei anni. Si tratta di una Laurea Magistrale a ciclo unico, che quindi non si divide in laurea triennale e laurea magistrale come molti altri corsi. Al corso si accede superando l’esame di ammissione a Medicina, un test scritto che tipicamente comprende competenze di logica e cultura generale, biologia, chimica, matematica e fisica. Anche il rapporto dei posti rispetto ai candidati varia nel tempo, ma in genere entrano tra il 10% e il 20% dei candidati interessati.
Università
Nella maggioranza delle università italiane, il corso di laurea si divide in un triennio preclinico e un triennio clinico. Non è una distinzione formale, non c’è nessun esame specifico tra i due, ma è utile per comprendere gli argomenti studiati nei diversi momenti. Questa divisione c’è anche in corsi all’estero, come ad esempio negli USA in cui su quattro anni in totale, due sono preclinici e due sono clinici. Tuttavia, alcune università cercano di mostrare allo studente un po’ della realtà clinica dell’ospedale anche nella prima parte.
Triennio preclinico
Si studiano materie come fisica, biologia, chimica, storia della medicina, comunicazione in medicina, istologia, biochimica, anatomia, patologia, fisiologia. Queste materie, particolarmente teoriche, costituiscono le basi per comprendere gli argomenti più clinici del secondo triennio.
Triennio clinico
Si studiano le patologie, spesso divise per apparati, e i loro trattamenti. Si studieranno quindi materie come cardiologia, nefrologia, gastroenterologia, psichiatria, farmacologia, neurologia, medicina interna, chirurgia generale e specialistica, anatomia patologica, medicina legale, e così via.
Tesi e discussione della tesi
In genere nel corso dell’ultimo anno oltre a frequentare le lezioni e studiare per gli esami, si frequenta un reparto di proprio interesse e si elabora la tesi di laurea. Completati tutti gli esami, si discute l’elaborato di tesi, diventando “Dottori in Medicina e Chirurgia”.
Abilitazione alla professione medica
Fino a pochi anni fa, una volta laureati bisognava iscriversi all’abilitazione medica, un percorso costituito da alcuni mesi di esperienza in vari reparti (medicina interna, chirurgia, e dal Medico di Medicina Generale), per poi superare un esame scritto su argomenti preclinici e clinici. Col superamento di questo esame si otteneva il titolo di “Medico Chirurgo”, titolo aggiuntivo alla laurea.
Da qualche anno, però, si è scelto di permettere agli studenti di svolgere questi mesi prima della laurea e non più dopo e, dal 2020, di abolire l’esame finale. Per questo, se fino a qualche anno fa il laureato doveva attendere fino a sei-nove mesi per praticare come medico, ora è immediatamente abilitato dalla laurea. Col nuovo sistema il Dottore in Medicina (abilitato, e quindi anche medico) si iscrive all’Ordine dei Medici provinciale e può praticare medicina. Iniziando quindi il percorso a 19 anni, se non ci sono rallentamenti (in realtà molto comuni), si diventa medici all’età di 25 anni. Da lì, per diventare medico psichiatra, bisogna completare la scuola di specializzazione.
Specializzazione
Chi è lo specializzando
Per diventare specialisti (cardiologi, neurologi, nefrologi, neurochirurghi e così via) si deve svolgere una specializzazione, un periodo di lavoro in cui si è medico specializzando. La specializzazione è infatti un periodo di lavoro (sotto supervisione) della durata di 4 o 5 anni, a seconda della specialità. Sotto supervisione significa che si lavora in reparti ospedalieri e ambulatori con una responsabilità crescente fino alla quasi completa autonomia, lavorando in ospedale universitario (soprattutto) con professori dell’università di cui fa parte la scuola di specializzazione, e con specialisti con esperienza.
Il medico specializzando è quindi un medico a tutti gli effetti che lavora tutti i giorni insieme a medici specialisti nella branca in cui si sta specializzando. Talvolta nei media c’è molta confusione rispetto a questa figura, che qualcuno confonde con lo studente di medicina, ma che non è assolutamente così: il medico specializzando ha responsabilità, pazienti, prescrive terapie e fa diagnosi, ha uno stipendio e turni da rispettare (oltre a lezioni ed esami da svolgere, in genere alla fine di ogni anno). La più importante differenza rispetto al medico specialista è che lo specializzando ha responsabilità crescenti di anno in anno e deve (per legge) poter sempre chiedere a un medico specialista presente in struttura consiglio e indicazioni rispetto al suo operato, o a dubbi che può avere sul caso che sta gestendo.
Ora vediamo come si diventa specialisti in psichiatria.
Test di ammissione alla specializzazione
Per entrare in specializzazione in psichiatria, come in tutte le altre specialità, si deve superare un test nazionale. I medici, laureati e abilitati, svolgono un test su argomenti preclinici e clinici. Sulla base del punteggio ottengono una posizione in una graduatoria (che è una sola per tutte le specializzazioni e per tutta la nazione). Sulla base di quella posizione, possono scegliere l’ambito di specializzazione e il luogo in cui specializzarsi, se ancora disponibili quando si raggiunge la loro posizione.
Fino a qualche anno fa, per molte ragioni che per la loro complessità meriterebbero un articolo a parte, solo poco più della metà dei medici che svolgeva il test otteneva un posto (e non necessariamente ottiene nel luogo o nella specialità desiderati). Quindi, molti medici si trovavano a tentare e ritentare il test anno dopo anno nella speranza di potersi specializzare, lavorando per lo più sostituendo Medici di Medicina Generale o nella Continuità Assistenziale (quella che viene chiamata Guardia Medica). Questa situazione era detta “imbuto formativo”.
Dal 2020, e in particolare nel 2021, lo sblocco di numerosi fondi ha permesso di aumentare moltissimo i posti a disposizione per specializzarsi. Questa situazione ha permesso alla quasi totalità dei candidati di trovare un posto in specializzazione. Non è però ancora chiaro quanto sarà facile per questi colleghi trovare un posto di lavoro una volta terminata la specializzazione (un possibile “imbuto lavorativo”).
La specializzazione in psichiatria
Scelta la specializzazione in psichiatria, si diventa medici specializzandi. Dopo un periodo (variabile a seconda delle varie scuole, ma in genere di pochi mesi, in reparti di medicina interna, neurologia e neuropsichiatria infantile) il medico specializzando inizia a lavorare in psichiatria. Perciò, tra lezioni di approfondimento e il lavoro in reparto e ambulatorio, diventa più pratico nella gestione delle terapie, dei colloqui, nelle diagnosi e nel gestire situazioni di urgenza ed emergenza. Se lavora in ambulatorio, per esempio, ha pazienti assegnati da gestire a lungo termine. Inoltre, nel corso della specializzazione partecipa a progetti di ricerca e a corsi di aggiornamento.
Andando più in profondità, c’è una certa variabilità nella formazione che forniscono le scuole. Alcune scuole sono più polarizzate verso il reparto, altre più polarizzate verso gli ambulatori; alcune più polarizzate verso un approccio neurobiologico e farmacologico, altre più polarizzate verso un approccio psicoterapeutico (queste ultime sono molto più rare). Altre permettono di approfondire alcuni argomenti frequentando ambulatori specifici (come per esempio quelli per il trattamento dei Disturbi Alimentari, o per l’abuso di sostanze). Altre scuole, infine, cercano di dare una formazione equilibrata, permettendo allo specializzando di frequentare per alcuni periodi ambulatori specialistici, e di scegliere (per quanto possibile) dove svolgere la propria formazione all’interno delle possibili opzioni. Per l’approccio psicoterapeutico, alcune scuole adottano un modello applicato da alcune scuole del Regno Unito e degli USA in cui anno dopo anno vengono seguiti pazienti i cui casi vengono discussi in supervisione settimanale secondo diversi approcci (soprattutto psicodinamico e cognitivo-comportamentale).
Tesi di specializzazione
Negli ultimi mesi della specializzazione, viene elaborata una tesi di specializzazione su un argomento scelto. Anche in questo caso viene discussa e, sulla base delle valutazioni agli esami di fine anno, dell’elaborato di tesi e del percorso svolto, viene dato un voto. Terminato il percorso, quindi, il medico è specialista in psichiatria e può definirsi psichiatra.
E dopo la specializzazione?
Il medico psichiatra può, una volta ottenuto il titolo di specialista, praticare in piena autonomia come specialista medico. Può lavorare in strutture pubbliche, strutture private convenzionate col SSN, o in uno studio privato. Può anche iniziare una carriera accademica concentrandosi sull’attività di ricerca ottenendo un Dottorato di Ricerca, diventando quindi ricercatore e poi professore. Alternativamente, potrà approfondire ulteriori conoscenze pratiche da applicare nella pratica clinica di tutti i giorni (master, psicoterapia, psicofarmacologia).